La ristorazione non è movida: le nostre proposte
Nel corso dell’ultimo anno UBRI – Unione Brand Ristorazione Italiana, rappresentata oggi da più di 30 imprese, con oltre 500 locali e più di 4500 dipendenti, ha diffuso una proposta, articolata in 4 punti.
Ribadiamo il rispetto delle regole e norme di sicurezza dei nostri locali che, per effetto di ingenti investimenti dallo scorso maggio (e tuttora in corso) sono luoghi dove i cittadini possono prenotare e riservare un pranzo o una cena in assoluta sicurezza. Rifiutiamo pertanto, come ristorazione rappresentata dai brand UBRI, ogni sorta di affiliazione deduttiva alla cosiddetta “movida” ovvero alla pratica di assembramento all’esterno di locali; non ne siamo né la causa né l’effetto.
- Accesso sicuro nei ristoranti
Proponiamo come misura di ulteriore sicurezza per chi vuole (o deve) pranzare o cenare fuori casa o recarsi in una realtà medio grande (come un centro commerciale) la formula “prenotazione obbligatoria”, ovvero che i cittadini si muovano da casa o ufficio esclusivamente con la certezza del loro posto o pasto riservato. Abbiamo investito cifre ingenti in app dedicate alla sicurezza della clientela che oggi può ordinare e scegliere da remoto, ritirare alla cassa, saltare la fila, ordinare e pagare al tavolo, tutto con pochi clic dal proprio device. Noi abbiamo investito per fronteggiare l’emergenza e garantire uno stile di vita piacevole in modo responsabile, chiediamo al Governo di distinguere tra imprenditori, tra chi si è attrezzato responsabilmente e quella esigua percentuale che non lo fa, creando le condizioni di assembramenti non giustificabili.
- Sostenibilità del delivery: un tetto alle commissioni
Sul tema delivery (ignorato nel DPCM, benché rilevante in quota ristorazione e richieste dei cittadini) stiamo dibattendo da settimane alla ricerca di una soluzione per la sua sostenibilità, sono infatti – come noto – insostenibili per le nostre imprese le provvigioni richieste dai grandi gruppi del settore che operano ormai in una situazione di oligopolio e di abuso costante della loro posizione dominante. Poiché è un servizio, quello della ristorazione a domicilio, che ha un impatto importante nell’economia delle città metropolitane, chiediamo al Governo di restituire agli imprenditori della ristorazione che ne fanno uso una quota del 20% delle commissioni sul pagamento in forma di sostituto di imposta. Inoltre chiediamo un intervento governativo, così come avvenuto in molte metropoli del mondo, al fine di calmierare le commissioni fino alla fine della pandemia.
- Locazioni ristoranti, urge una norma nazionale che regoli gli affitti
È da definire con estrema urgenza un intervento del Governo sul tema locazioni. In merito UBRI segnala come la ristorazione a catena è stata la più penalizzata a causa anche del massimale di 5 mio di fatturato. In particolare in presenza di proprietà non riconducibili a gruppi ma bensì a proprietà fisiche, le situazioni da gestire sono state molto complesse e hanno spesso portato a escussioni delle fideiussioni e a intimazioni di sfratto. Solo con la tardiva relazione tematica della Corte Suprema di Cassazione – Ufficio del Massimario – si è introdotto il principio secondo il quale “la rinegoziazione a fronte di sopravvenienze che alterano il rapporto di scambio, diventa un passaggio obbligato”. Come Unione Brand della Ristorazione chiediamo quindi chiarezza sulla possibilità di rinegoziare i contratti in essere almeno fino al termine della pandemia e nello stesso tempo che lo Stato legiferi per riconoscere al locatore il credito di imposta corrispondente alla riduzione attuata nei nostri confronti. Chiediamo altresì che i contratti in essere possano essere prolungati di un anno, essendo il 2020 da considerare quale annualità non rilevante a livello di ricavi.
- Tavoli di confronto, il Governo e gli Enti locali si consultino con i rappresentanti del settore della ristorazione
In sostanza, come imprenditori, ovvero persone per loro natura abituate a innovare, trovare soluzioni, accettare sfide e -nel caso di UBRI- affrontarle in modo unitario, chiediamo con fermezza di essere ammessi ai tavoli di lavoro che elaborano e decidono per nostro conto poiché siamo certi di offrire un decisivo apporto in termini di soluzioni, chiarezza di linguaggio, prospettiva, non in senso corporativo ma per tutta la comunità.
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