UBRI ha chiesto al Governo di essere coinvolta al tavolo Decreto Ristori 5

UBRI, l’unione dei maggiori brand della Ristorazione Italiana, delusa per l’assenza di azioni proattive da parte del Governo, rispetto alla natura affatto efficace dei Decreti Ristori, chiede con una lettera inviata al Ministro dello Sviluppo Economico e al Premier Giuseppe Conte di partecipare, senza procrastinare oltre, al tavolo dei tecnici per condividere all’interno del Decreto Ristori 5 le misure ormai imprescindibili da adottare, per sostenere fino alla ripresa, uno dei settori più rappresentativi dell’economia italiana.

Sono sei mesi che io e miei colleghi proponiamo al Governo di coinvolgerci nel tavolo dei tecnici, siamo imprenditori e siamo abituati a risolvere problemi, non ci interessa portare un atteggiamento unicamente rivendicativo dei nostri diritti, perché siamo in grado di prestare la nostra competenza da tecnici per trovare le soluzioni che ci permettano di non bruciare in 12 mesi attività che rappresentano da decenni la parte più dinamica dell’Italia a tavola e che coinvolgono decine di migliaia di persone, sia come addetti che come produttori e indotto. I precedenti decreti Ristori, con la loro politica indifferenziata e del tutto insufficiente, sono risultate essere unicamente azioni di comunicazione del Governo, ma il settore ha bisogno di idee e di fatti che abbiano effetti immediati e una visione triennale. (Vincenzo Ferrieri, Presidente Ubri)

Le richieste dei risoratori italiani al Governo

I pillar dell’agenda Ubri per il sostegno alla Ristorazione Italiana di brand sono:

  1. LOCAZIONI: La attuale negoziazione ad personam non è più praticabile, serve una norma di legge che incentivi i landlord a scontare i canoni e stabilisca criteri per gli sconti minimi da applicare.
  2. DELIVERY: occorre contrastare la gestione selvaggia del delivery ultimamente affermatasi, di scontistiche imposte dai player del settore sotto forma di promozione che vanificano del tutto i ricavi e rendono la concorrenza ormai un fatto sleale. Quando l’emergenza sanitaria indica come unico introito per la ristorazione quello derivato dal Delivery non si può più, evidentemente, considerare tale servizio alla stregua di una campagna di comunicazione del brand. Serve una norma che definisca il cup dei fee e poter convertire parte delle commissioni in credito di imposta.
  3. APERTURE WEEKEND E SERALI: La maggior parte della Ristorazione di brand vive sull’esperienza in store che si consuma principalmente nel fine settimana o alla sera. Per garantire la sicurezza dei clienti e dei nostri dipendenti, nell’ottica di una chiusura dei locali fino alle 23 serve una campagna di incentivazione alla frequentazione del proprio quartiere/isolato, ovvero promuovere unicamente la ristorazione vicino a casa (stesso criterio utilizzato per i runner) prendendo spunto da esperienze già attive negli altri paesi europei. Tale modalità è oltretutto tracciabile e dimostrabile su richiesta, attraverso le prenotazioni e le ricevute fiscali rilasciate dai ristoranti. Come è noto ciascuno dei nostri ristoranti è dotato da molti mesi dei dispositivi di sicurezza che garantiscono misurazione della temperatura, distanziamento, capienza, sanificazione.
  4. CENTRI COMMERCIALI APERTI NEI WEEK END: demonizzati come luoghi di assembramento sono in realtà già da tempo provvisti di tutti i presidi che garantiscono il distanziamento sociale, con rilevamento ingressi e contestuale chiusura delle porte, già presenti in tutte le catene, serve che i centri commerciali possano pertanto restare aperti, con ogni accorgimento di sicurezza, durante i week end.
  5. LAVORO: non è più praticabile il rinnovo a singhiozzo della cassa integrazione, che non permette una corretta pianificazione delle presenze; serve intervenire urgentemente dando da subito la possibilità di usufruire della cassa integrazione fino al 30 giugno 2021, con lo sgravio contributivo fino a marzo per tutte le risorse operative, lo sgravio fiscale di 1 anno per i nuovi assunti e il ripristino delle forme di voucher per consentire maggiore flessibilità in questa fase di grande imprevedibilità.
  6. FISCO E TRIBUTI: Le imprese della ristorazione e del turismo sono quelle che stanno pagando il prezzo più alto della pandemia, serve la valutazione di un cosiddetto anno bianco a livello fiscale e tributario per questi settori, ovvero si devono rendere libera le diverse Regione e i Comuni di abilitare la deroga ad alcuni tributi quali Tari e Cosap.
  7. MATERIE PRIME E PACKAGING: avendo rilevato un ingiustificato aumento dei prezzi sia relativamente ai prodotti che soprattutto del packaging, serve la costituzione di uno specifico organo di vigilanza che verifichi l’effettiva liceità degli aumenti.